25/01/2009
Il progetto del Judo ( dedicato a O. Bisi )
IL PROGETTO DEL JUDO ( ALLA MEMORIA DI OTELLO BISI)
(di Matilde Cavaciocchi)
Caro Gigi,
apprendo dal tuo articolo di vecchi amici “ levitati “ di dan, e non posso che accompagnarti nello stupore e nell’amarezza, non solo per aver visto trattare un importante grado di Judo come merce di scambio all’insegna di non si capisce quale progetto che non potesse essere svolto più dignitosamente, ma anche per il voltafaccia a livello umano, di amicizia, che sembra essere diventata per taluni una cosa che va e viene, e che cambia in continuazione, un po’ come il tempo nel mese di marzo.
Si, perché nella vita ci sono amicizie e alleanze, e capita di farle entrambe, ma quando le sue cose si mescolano e non c’è più chiarezza si rischia di andare incontro ad un certo degrado umano.
A proposito di marzo, in questo mese del 2008 ho preso il mio quinto dan, ho fatto una tesi “pesante” che ho preparato in una decina di mesi ma che trattava argomenti sui quali lavoravo da anni, l’ho portata in Commissione d’esame, l’ho discussa nel vero senso della parola, non sono mancati i toni forti e duri che caratterizzano il nostro ambiente, credo di essere stata una delle ultime persone con la quale il Maestro Otello Bisi ha discusso nella sua troppo breve vita, sono uscita dalla Commissione col mio quinto dan e sempre carica della discussione, felice però di essermelo guadagnato fino in fondo. Sono membro dell’esecutivo Nazionale e coordinatrice di una Commissione Nazionale, ma nessuno mi ha fatto alcun tipo di sconto, che sia la nostra un’organizzazione seria ?
L’immagine del mio quinto dan è proprio questa, di me che combatto fino all’ultimo per guadagnarmi una cosa grande e importante.
Due giorni dopo, in sede di Stage Nazionale, l’Ado ha riconosciuto l’ottavo dan a Otello Bisi, un Maestro che di lì a poco tempo ci avrebbe lasciati a causa di una grave malattia.
Al momento del riconoscimento, dopo un applauso interminabile, Otello ha fatto un discorso al pubblico , dicendo alcune cose, tra le quali una in particolare rivolta a me ( me lo ha detto di persona), e cioè che, soprattutto i gradi alti, quando avessero avuto delle cose da dire e affermare, anche in dissenso, facevano bene a dirle, con educazione, ma fermezza, perché questo era importante per il bene del Judo. Così ci siamo salutati, con una forte stretta di mano e molta commozione nel cuore.
Ho sentito dire poi che Otello ha insegnato Judo finché ha potuto, mi ha colpito in particolare che programmasse le lezioni ai bambini, appuntandosele su un quaderno, perché così faccio anch’io…
E mi sono chiesta come facesse, con quale energia potesse continuare a lavorare su un progetto per gli altri quando il suo progetto stava così inesorabilmente scadendo.
E me lo continuo a chiedere tutt’ora, come fa una persona che sa di dover morire a lavorare su un progetto per gli altri quando il suo progetto di vita sta finendo ?
Per quel che mi riguarda, in questa mia domanda, che non trova nessuna risposta logica, sta l’ottavo dan di Otello, è tutto qui, l’ottavo dan di Otello è lui che va in palestra con un quaderno sottobraccio.
Queste sono le mie immagini, del mio quinto, e del suo ottavo dan.
Per chi vive intensamente il Judo il dan rappresenta un cambiamento, sentii dire una volta da un noto maestro giapponese a un giovane che era passato terzo dan che quel passaggio rappresentava l’entusiasmo e l’interesse nella vita. Questo giovane sembrava irretito dalla vita piuttosto che entusiasmato, forse il Maestro glielo disse apposta, forse per ognuno di noi può avere un significato diverso, chi lo sa, quando lo vedrò, il Maestro Yamamoto, magari glielo chiederò, e gli chiederò anche : “Che vuol dire quando uno ne passa due o tre alla volta e magari supera d’un botto quelli della gente che gli ha insegnato”?
E mi chiedo anche : che tipo di vissuto, di immagine queste persone assoceranno a questo loro passaggio come dire…coraggioso?
E si caro Gigi, perché ci vuole coraggio per queste persone, per esempio a ripresentarsi davanti ad uno come te con tutti questi dan…
Il problema, il grande problema è che senza un vissuto di coerenza è difficile presentarsi, anche a noi stessi.
Il baratto risulta di moda, non ti scandalizzare e abbi fiducia, si fa sempre a tempo a rivalutare la nostra coerenza, e forse, come è successo a tutti, a volte c’è anche bisogno di sbagliare.
Per quanto mi riguarda noi (io e te) rimaniamo qui continuando ad offrire la nostra amicizia e collaborazione a chi ne sentirà il bisogno. Questo, del resto, è tutto ciò che possiamo offrire…
Con stima
Matilde
Matilde cavaciocchi