Considerazioni

24/10/2009

la libertà di esistere

La libertà di esistere

Di recente ho notato su Internet una cosa che mi ha fatto pensare. Alcuni miei amici, praticanti judo, sono improvvisamente " lievitati" a gradi alti, 4° e 5° dan, in tempi a dir poco fulminei. Non discuto il valore di questi miei amici, i quali sono sinceri praticanti, ma " come " hanno raggiunto il grado, e la memoria, ancora lucida, mi ha fatto rammentare che anni addietro nell'area fiorentina ( sarà l'aria! )  alcuni judoka si attribuivano gradi a profusione, infischiandosi di quelle persone che pazientamente attendono il loro turno facendosi tartassare da una Commissione per l'agognato grado, commissione  che tante volte forse non è proprio all'altezza ma sicuramente  incaricata da una Istituzione ufficiale.  E' solo una questione di correttezza e dignità. Conosco personalmente judoka di levatura eccelsa che sono 3 o 4 dan da 15 o 20 anni, e non si sognano di mendicare gradi e qualifiche. Negli anni passati svolgevo un ruolo istituzionale e per far fare un esame a una persona che era 1° dan da 30 anni, ho dovuto escogitare un " tranello" in accordo con il gruppo che collaborava con me. La persona non era neppure della Toscana e ho dovuto penare un pò per farlo accettare dalla sua regione. E' ammissibile, altresì, le Istituzioni ufficiali che concedono  un grado per  appurata riconoscenza. Mi dispiace per queste persone, che reputo comunque amici, si siano prestati al riconoscimento " paccale " ( con una pacca sulla spalla ) accettando il gioco, aggiungendosi al gruppo di quelle persone che solo perchè si arrogano di essere " sapienti" si attribuiscono diplomi, lauree o altro. Ricordo cronache di  medici, architetti, ingegneri che hanno espletato per anni, facendo danni sia materiali e morali, e dopo essere stati scoperti in loro non vi era neanche rimorso ergendosi a paladini dell'autocertificazione pretestuosa. Ho saputo di recente che il mio primo Maestro, ormai 75enne, il quale ha rifiutato il dan dalla Federazione. Era 4° dan nel 1968 . Personalmente mi reputo uno spirito libero,  e voglio sempre scegliere secondo coscienza, libero di praticare con chiunque voglio, ma la libertà non è fare come ci pare, non è prevaricare le regole, non è venire meno ai valori primari e alla dignità professionale. Non me ne vogliano gli amici interessati, mi conoscono e sanno che peli sulla lingua non ne ho, e le mie riflessioni contano poco, aggiungo comunque che ognuno è libero di vivere la propria vita cone meglio crede secondo la propria coscienza e quel che conta infine è la sana pratica secondo secondo i principi indicati dal Fondatore " conVivere e conDividere ".     

Gigitsu