17/11/2024
Uke-mi l'arte di non farsi male- stage insegnanti
UKE-MI come ricevere una proiezione
Gigi Moscato - Modena 17/18 novembre - Stage Insegnanti Uisp
La traduzione letterale è: Uke (ru) = ricevere- Mi = corpo, quindi per estensione, corpo che riceve, attutire l’impatto del corpo, proteggere il corpo dall’impatto con il suolo. Si tratta di un sistema che, propriamente utilizzato, consente di sfruttare la forza dell’avversario e seguirne attivamente la direzione di movimento, evitando nel contempo di riceverne un danno fisico tramite una proiezione. Nell’esecuzione si basa su questo equilibrio traUke (colui che accetta la proiezione) il quale deve conoscere l'arte delle cadute e quindi è in grado di non ferirsi eTori (colui che esegue la proiezione) e che agisce nello spirito di rispetto per il compagno di pratica, assicurandosi della sua incolumità. L'obbiettivo del combattimento reale, o SHINKEN SHOBU, era quello di bloccare l’avversario in maniera da poterlo finire con un Atemi o con un colpo di spada oppure, se proiezione c’era, questa doveva essere tanto rovinosa da procurare, se non la morte, almeno seri danni a chi la subiva. Al giorno d’oggi la “spettacolarizzazione” di molte Arti marziali ha reso i praticanti più simili ad acrobatici ballerini che a marzialisti: cadute volanti, proiezioni cinematografiche e spettacolari capitomboli hanno poco a che fare con lo spirito dell’Arte e servono più a stupire gli spettatori ed a gratificare l’Ego dell’esecutore che a dare una idea corretta dei principi dell’Arte. In passato ai principianti veniva insegnata l’arte delle Ukemi in maniera approssimativa e la progressione che veniva appresa, è il caso di dire, era sulla propria pelle; i tempi della pratica odierna e diverse costituzioni fisiche (e psicologiche...) sconsigliano di fatto questo approccio ed infatti le modalità di esecuzione delle cadute sono tra le prime cose che vengono mostrate a chi inizia la pratica. Come tanti concetti alla base delle Arti marziali, anche quello delle cadute è “innaturale”; l'uomo ha paura di cadere sin da piccolo: a paura di ferire il fisico e la reputazione, ha paura di mostrarsi, goffo, impacciato, sottomesso e debole. La caduta è interpretata come una sconfitta ed a volte, pur di non cadere, si rischiano danni ancora peggiori: in realtà cadere è una vera e propria tecnica per consentire al corpo di scaricare adeguatamente l'energia cinetica accumulata durante la proiezione, senza che questa si focalizzi in maniera traumatica su uno o due punti di impatto. Così l'addestramento alle cadute è un percorso lungo e costante, che deve essere affrontato con gradualità ed attenzione, affrontando e vincendo paure e preoccupazioni consce ed inconsce, consapevoli che ciascuno ha i suoi tempi e che “forzare” non è mai proficuo e spesso pericoloso Lo studio delle Ukemi conferisce sicurezza nei propri mezzi ed è quindi alla base del progresso tecnico. Senza una buona conoscenza delle cadute si avrà sempre paura di essere proiettati e i movimenti del corpo mancheranno di flessibilità e ci sarà una tendenza inconscia a porsi in difesa. Viceversa, se il praticante è ben esercitato in questa tecnica, tutti i movimenti potranno essere eseguiti con decisione e con una certa flessibilità fisica e articolare, permettendo uno studio ottimale delle tecniche, ed un aumento delle capacità di attenzione e controllo. È questo che gli insegnanti tecnici spiegano spesso ai principianti nell’affrontare tale studio, in quanto le difficoltà che gli allievi riscontrano sono dovute alla loro disattenzione o alla mancanza di controllo del proprio corpo. Descrivere il modo migliore di eseguire una Ukemi non è e non può essere lo scopo di questa premessa, ma almeno qualche consiglio ai meno esperti è doveroso: innanzitutto per una buona caduta è importante fare prima degli educativi graduali, poi è fondamentale comprendere la meccanica piuttosto che affidarsi all'istinto di saltare. La base della caduta è la yoko ukemi (caduta di fianco) perché il 90% delle proiezioni avvengono con il contatto laterale del corpo, e poche rotolate ( vedremo in seguito con gli esempi pratici) Lo studio parte dalla posizione più vicina al suolo, più sicura e tranquillizzante, poi, via via che aumenta la confidenza col gesto e la sua corretta esecuzione si solleva il bacino, sino ad arrivare in piedi e alla forma che più si avvicina alla proiezione, ma ricordando i principi alla base delleukemi, “mai lanciarsi di sua spontanea volontà, ma aspettare la tecnica ed essere disposti ad accettarla” rilassando il corpo, mantenendo una vigile attenzione e di volta in volta eseguendo la caduta adatta alla tecnica effettuata. Vi sono molte tipologie diukemi, adeguate alle varie tecniche che le originano; alla base di tutte vi sono però le quattro fondamentali che sono laMae ukemi (caduta in avanti frontale), Mae mawari ukemi che è unacaduta in avanti con rotolamento eseguita a Migi (destra) eHidari (sinistra), poiUshiro ukemi (caduta all'indietro) eYoko ukemi, ovvero la caduta laterale anch'essa effettuata a Migi eHidari. Queste sono le Ukemi ufficiali del metodo KDK che rispecchiano le parti del corpo che prendono contatto con il tatami, ma ve ne sono altre che rispondono alle esigenze più specifiche: Zempo ( saltata) Gyaku ( inverse ) e Hoten (girate). Una nota particolare su Kaiten ; questa espressione indica un maniera di rotolamento che a differenza della mae mawari ( avanti rotolata ) si può eseguire di lato o all'indietro. Esempi pratici;
Gigitsu