01/10/2016
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DIFFERENZA ESISTENTE TRA JIU JITSU STILE BRASILIANO E I SUOI ANTENATI? ECCO L’OPINIONE DI ISAO OKANO
8 settembre 2016
di Isao Okano, 8° dan di Judo.
Quando quello che è ora chiamato judo si chiamava ancora jujitsu, comprendeva tecniche efficaci di combattimento quali calci, pugni, leve, strangolamenti, proiezioni ed immobilizzazioni.
Ma, col passare del tempo, gli aspetti pericolosi sono stati eliminati dando al judo la possibilità di svilupparsi come sport moderno. Oggi persone di tutte le età possono trarre giovamento fisico dal judo. Questo ha contribuito al rapido sviluppo di questo sport.
Il passare del tempo e la divulgazione internazionale dovevano aver migliorato la qualità del judo ma, sfortunatamente, non si può dire che ciò si sia verificato. Innegabilmente il judo deve crescere e mutare con il tempo, ma quelli che lo praticano devono sempre tenere presenti i suoi aspetti più positivi e adeguare a questi le proprie azioni.
Essenzialmente il judo giapponese si basa sul principio del controllo di una grande forza con il minimo sforzo.
Al giorno d’oggi il judo è limitato alle tecniche di proiezione e corpo a corpo; coloro che lo praticano tendono a concentrarsi più sulle prime che sulle ultime, con la logica conseguenza di dare un ’ingiustificata importanza alla taglia fisica e all’organizzazione di gare suddivise in diverse categorie di peso.
Inoltre, poiché ci si preoccupa più della vittoria che del vero sviluppo, coloro che prendono parte alle competizioni internazionali di judo danno la precedenza alla prestanza fisica, e orientano i loro allenamenti al fine di potenziarla.
Questo insieme di circostanze ha generato una crisi nel judo moderno, ed è nostra responsabilità cercare di far qualcosa in merito.
Per far ciò, molti problemi devono essere risolti: rivedere le regole arbitrali, dedicare maggiore studio all’intero judo, rivalutare la relazione tra judo e jujitsu per rendersi conto dell’importanza dei movimenti del corpo, dei modi per costringere l’avversario a squilibrarsi, dello studio delle posizioni dei piedi.
Il judo oggi è diventato, per così dire, stretto e distorto, ma la sua natura è molto più ampia e profonda di quello che la gente pensa.
Contemporaneamente allo sviluppo di un judo che realizzi in maniera più completa il meglio della sua natura, noi dobbiamo porre attenzione –anche se non le applichiamo- alle tecniche di calcio, pugno e leva del jujitsu.
Tale studio chiarisce meglio i movimenti del corpo, le tecniche di squilibrio, le posizioni fondamentali e le prese.
Questo perché il massimo sforzo deve essere effettuato per ottenere un judoka altrettanto abile nelle proiezioni quanto nelle immobilizzazioni. Il motivo che mi ha spinto a scrivere così è appunto nell’intento di attribuire alla lotta a terra la giusta importanza.
La mia insistenza sulla maggiore importanza della reale pratica del judo, a scapito della semplice teorizzazione ha fatto di questo scritto qualcosa di insolito,e nella sua stesura sono stato colpito da due fattori che sembrano giustificare la stasi attuale dello sviluppo tecnico del judo.
Il primo è la mancanza di buoni manuali d’allenamento.
Leggendo molti dei libri più vecchi sul judo, scritti dalla seconda guerra mondiale in poi, mi sono reso conto che la situazione è grave. Infatti malgrado le continue ripetizioni e imitazioni, ben poco di nuovo è stato scritto sull’argomento.
Il secondo fattore è la scarsa competenza degli arbitri internazionali e le regole insoddisfacenti.
Questi due elementi combinati rendono l’uso della lotta a terra difficile se non impossibile negli incontri internazionali.
Passaggio dalle proiezioni alla tecniche di lotta a terra.
Portare un avversario dalla posizione eretta a una posizione idonea alla lotta a terra è tanto un punto importante nello studio del judo, quanto un’evidente e sempre crescente carenza nel judo moderno. I due modi seguenti sono i metodi fondamentali per ottenere tale risultato.
Il primo consiste nel passare alla lotta a terra nel momento stesso in cui la tecnica di proiezione con cui avete cercato di atterrare l’avversario cessa il suo effetto.
Il secondo presuppone invece l’uso della proiezione in funzione della tecnica di lotta a terra con cui ritenete di poter avere la meglio sull’avversario. Il primo metodo è applicato con naturalezza,e quasi inconsciamente, da tutti i judoka, il secondo richiede invece studio e allenamento.
I numerosi judoka che, pur rendendosi conto dell’efficacia delle tecniche di lotta a terra, si lamentano di non riuscire a usarle nelle gare, probabilmente non si sono dedicati abbastanza allo studio dei metodi di passaggio dalla lotta in piedi a quella al suolo.
Il solo modo, permesso oggi dai regolamenti, per passare dalla proiezione all’immobilizzazione è che la prima abbia sortito un effetto tale da rendere così possibile la seconda. In altre parole, si deve portare abilmente l’avversario al suolo in una posizione idonea per continuare il combattimento.
Questo regolamento vago riflette l’errore dei dirigenti internazionali nel comprendere l’esatta natura della lotta a terra. E questo a sua volta giustifica l’eccessiva importanza che rivestono le proiezioni. Serve capire se le tecniche di lotta a terra sopravvivano o no nel judo moderno.
“Sottomettendosi automaticamente alle tradizioni non si arriva a nessun progresso.Non è giusto sentirsi spaventati dai cambiamenti. La tradizione non è qualcosa che conserva cocciutamente le vecchie forme davanti a una società e a uno stile di vita che muta di giorno in giorno.
Ogni tradizione che ha valore deve costantemente vivere e respirare in modo nuovo; se non ha punti di contatto con il presente non è che un fantasma.
Il presente giace su quello che il passato ha accumulato, e il futuro su una linea di estensione che parte dal presente. Un presente che non è conscio delle sue origini, non ha niente da dire; lo stesso vale per le speranzefuture che vogliano ignorare il presente.”
di Isao Okano, 8° dan di Judo.
[Nota: Isao Okano vinse l’Oro nella categoria pesi Medi alle Olimpiadi di Tokyo del 1964
Isao Okano