Considerazioni

01/09/2004

considerazioni sul nage no kata

Centro Studi Nazionale Judo Kodokan    1/9/2004                                                        

                                          Moscato M.Luigi

                                        NAGE NO KATA - la forma delle contraddizioni
                           

Ho sempre ritenuto che la conoscenza nozionistica del Judo fosse un aspetto importante ma non il più rilevante, e di conseguenza ho orientato lo studio più sul “ sentire” con il corpo che comprendere con la “testa”. Non vorrei essere frainteso facendo capire che ho praticato Judo senza comprensione, sto solo dicendo che la mia esperienza si è basata più sulla pratica che sulla nozione.

Ho volutamente fatto questa introduzione perché in tanti anni ho sentito molte teorie: tutte validissime sotto il profilo judoistico, e se devo dire la verità molto elaborate, e forse, quasi “scontate”nelle spiegazioni. Essendo una persona semplice e diretta trovavo difficoltà a seguirle e a dar loro un senso nell’applicazione, ma per rispetto ed educazione li ho studiati  sempre con una punta di“ riserva”. Di fatto  non  riuscivo a capire come mai non mi attirassero completamente, non mi “prendessero”.

 Nei miei dubbi, forse dovuta a questa semplicità, ho sviluppato altri aspetti: quali l’intuizione e il duro lavoro fisico, i quali mi hanno contraddistinto come judoka e fatto stimare molto di più per questi aspetti pratici che non come ricercatore nozionistico.

La fortuna di studiare da qualche anno direttamente con alcuni Maestri giapponesi ha permesso che mi si accendesse una “lucina” in testa con la quale ho potuto acquisire quella consapevolezza in più che mi mancava e capire a fondo cosa era quel “qualcosa” che non mi soddisfaceva e che mi rendeva dubbioso sulle varie “ teorie”, le quali, ritengo,  servono più a soddisfare bisogni personali che bisogni comuni. La “lucina” mi ha permesso di comprendere che il Judo è più semplice, non facile, di quanto si voglia far credere a differenza di altri praticanti i quali cercano sempre di presentare un Judo molto più complicato e mistico di quanto invece non lo sia in realtà.

 Nei miei 40 anni di pratica mi sono fatto un’idea personale, la quale però non vorrei che sembrasse deleteria e cioè che il Proff. Kano non era altri che un grande assemblatore di esperienze il quale era sì dotato di un grande intuito e grandezza umana fuori del comune, ma sull’essere un grande esperto, almeno all’inizio, avrei qualche dubbio, e credo che il suo immane compito sia stato quello di mettere d’accordo molti Maestri  e convincerli a seguire la sua grande idea..

Per molti anni in occidente Maestri eccelsi hanno scritto testi, elaborato teorie, spiegato i favolosi “ princìpi ” del Nage No Kata, princìpi che personalmente ho studiato e, per mia ignoranza di alternative, ho contribuito a trasmettere ad altri. Per anni la “Grandeur “  Judoistica ha venduto come verità alcune teorie che poi si sono rivelate corrette sotto il profilo tecnico ma molto personali, perlomeno, a mio parere, non esatte sotto il profilo del fine del Kata . Potranno sembrare provocatorie queste considerazioni ma vi posso assicurare che ci sono arrivato attraverso un duro lavoro mentale e tecnico, ma di fronte alla realtà, a quello che “è”, non si può chiudere gli occhi.

---Innanzi tutto chiarirò alcune terminologie per comprendere le mie considerazioni, peraltro, credo, di comune conoscenza;

SEN : iniziativa . Quando si parla di iniziativa si intende un cambio mentale tra la posizione di Shizen Hontai e una azione, pertanto SEN non si riferisce a una tecnica ma all’azione.

GO NO SEN: opposizione a Sen. Opporsi all’iniziativa non significa necessariamente contrattaccare, cioè scontrarsi, ma bensì ha il significato di rispondere a una iniziativa, per cui Go No Sen deve intendersi come porsi positivamente all’iniziativa “dopo”che gli viene data.

SEN NO SEN : iniziativa durante l'iniziativa. L'attacco è simultaneo, cioè nello stesso momento che avviene l'attacco, in questo caso non ci sono difese ma solamente una piena consapevolezza della posizione, in pratica subisce l'ippon chi in quel momento cade per primo, solo chi lo subisce lo comprende.SEN SEN NO SEN: iniziativa prima dell’iniziativa.  Si è sempre detto che il Sen Sen No Sen è la massima espressione judoistica, o del combattimento, e forse lo è, ritengo comunque che questo principio è molto più semplice di quanto si pensi anche se molto difficile nell’applicazione. Pertanto seSen è prendere iniziativa, cioè creare azione,Go No Sen è opporsi all’iniziativa,Sen No Sen è l'attacco simultaneo,Sen Sen No Sen è semplicemente attaccare prima dell’iniziativa, cioè quando l’altro sta semplicemente “ pensando”, ovvero quando le sue azioni sono “nulle”, e quindi quando non ha “ iniziativa percepibile”,  cioè quando sta avvenendo il cambiamento dallo stato mentale da “Zanshin  a Mushin“ dall’attenzione del tutto all’attenzione del niente, prima dell’azione stessa. Molti Maestri sostengono che si attacca l’intenzione, ma non essendo questa verificabile ( lo è nella pratica !) ilSen Sen no Sen  è da considerare solo pura teoria, almeno nelle esecuzioni formali.
Inoltre vorrei ricordare che nella terminologia del kodokan Judo non si fà menzione a questi concetti, i quali, invece, sono di uso comune nel kendo o nella spada in genere, oppure nel Karate. Il Kodokan Judo usa Renraku ( Sen) o Kaeshi ( Go no Sen e Sen no Sen ) Sen Sen no Sen rimane solo un aspetto dello Shiai. 
Tornando al Nage No kata e ai suoi “ Princìpi”, ribadisco che ho sempre avuto delle riserve sulle varie teorie le quali non mi hanno mai convinto, fino a quando non ho cominciato a praticare Kata secondo la Scuola del Kodokan. Inizialmente, in alcune sessioni di studio, rifiutavo di parlare di princìpi sostenendo che prima bisognava conoscere praticamente bene il Kata, eseguirlo il più correttamente possibile e “ poi” azzardarsi a entrare nell’ottica dei princìpi. Posso dire, con un po’ di presunzione, di essere arrivato a questo punto e mi sento quindi di parlare dei Princìpi del Nage No Kata. Ritengo, sempre secondo la mia considerazione, che nel Nage No Kata debbano essere evidenziati i seguenti aspetti che riguardano la pratica del Randori, perché è di questa correlazione che si è sempre discusso, il cruccio dei ricercatori:
Nage No Kata e Randori. 

Passo ad esporre la “ mia considerazione” sul Nage no kata e sui “ princìpi” che ritengo vengono espressi ;SEN- l’iniziativa, o prendere posizione,GO NO SEN- opporsi all’iniziativa e approfittare dell’opportunità data, SEN NO SEN attacco simultaneo, ( Ura Nage - Uki Goshi ) KUZUSHI lo squilibrio, evidenziare la direzione dello squilibrio,TSUKURI adattare il corpo alla tecnica,KAKE terminare la tecnica, o scaricare uke.,MA-AIgiusta distanza, (lontana- media-lontana, media e  vicina),AMBIVALENZA, esecuzione dx e sx, SHINTAI e SHISEI ( spastamenti e posizioni ) e le UKEMI.  L’aspetto tecnico, anche se importante, è marginale rispetto agli aspetti fondamentali menzionati. Per quanto riguarda IlSENSEN NO SEN, secondo la mia considerazione, non ha motivo di essere incluso o studiato nel Nage no kata, và limitato invece a delle situazioni presenti nel Randori,  dove i ruoli dei due praticanti non sono convenzionati, ed essendo questo un principio accostato al combattimento libero, sia di Judo, o di spada  etc, trovo ininfluente parlare di questo principio nel Nage no kata. In conclusione, se analizzassimo il Kata secondo la forma del Kodokan, al momento che Uke prende l’iniziativa, cioè quando assume una posizione in pratica non è che attacca ma semplicemente assume una posizione, forse anche per attaccare (.Seoi Nage- Uki Goshi- Ura Nage –Yoko Guruma  sono solo attacchi simbolici o ipotetici )   ma non “necessariamente” per attaccare, e la dimostrazione che Tori a sua volta si “ oppone “ con un’altra iniziativa squilibrandolo, o inserendosi nell’azione, o meglio prende a sua volta l’iniziativa, si rende chiaro il concetto di  SEN , GO NO SEN, SEN NO SEN. Per tanto è più giusto definire Uke come colui che prendendo l’iniziativa cambia posizione, o palesemente attacca con un pugno simbolico ( chi mai attaccherebbe di pugno come nel Kata?,  anche se volendo si potrebbe accostarlo ad un attacco tipico diATEMI del JU JUTSU, e GO NO SEN  azione “dopo” il Sen e quindi  sfruttare queste opportunità. Concludendo l’iniziativa di Uke non si può definire come “ l’intenzione di attaccare” ma semplicemente finalizzata a evidenziare una situazione ottimale per dimostrare varie situazioni e tecniche convenzionate, e a questo riguardo, sempre a mio parere, il ruolo di Uke è persino superiore al ruolo di Tori, dovendosi porre sempre nelle ottimali condizioni affinché l’esecuzione avvenga nei tempi giusti. Chiaramente queste considerazioni hanno valenza secondo l’esecuzione ufficiale del Kodokan spiegato dai Tecnici preposti e con i quali ho personalmente studiato In sintesi si potrebbe dire che nella pratica i princìpi del Randori,( prendere iniziativa e approfittare dell’iniziativa) non cambiano, semmai cambia il modo di eseguire il Kata.. Mi permetto di consigliare, al di la delle teorie, un atteggiamento ottimale per praticare il Kata: cercare di essere dentro il Kata e “viverlo”, farne parte e comunque essere a disposizione delle esigenze del kata specifico, facendo un paragone con altre situazioni provate a lasciarvi andare e venirne assorbiti , senza farsi dominare dalle emozioni. Ritengo che se il praticante del kata non è condizionato dall’esame o dalla gara e se riuscirà a trasmettere delle emozioni, avrà ottenuto lo scopo o comunque un livello superiore.. Concludo consigliando di praticare con serenità d’intenti sia i kata che il randori secondo i canoni tradizionali, approfittando, quanto più possibile, di studiare con  Maestri scevri dall’assillo del guadagno. Parlando con alcuni gradi alti del kodokan è risultato che le terminologie SEN-GO NO SEN e SEN NO SEN di solito non vengono mai mezionate perchè fanno parte di un retaggio che appartiene al Bu jutsu e non al Judo e negli scritti di  Jigoro kano non se ne trova traccia. In conclusione la cultura è importante, ma il rischio è che confonda un po', ma rende interessante il percorso di un buon judoka che vuole crescere.  Ma questa è una mia opinione.

 

Nota: Nel libro JUDO KYOHAN di Sakujiro Yokoyama stampato nel 1915 e tradotto da Paolo Grugnola si evidenzia come il Nage no kata non ha subito grossi o sostanziali cambiamenti rispetto ad oggi, anche se fino al 1960 ( ndr. ) qualche piccola diversità era  presente, e il M° Toshiro Daigo 10 Dan alle sue lezioni li evidenzia sempre.        

 

Gigi Moscato